C'è chi riesce a percorrere tutta la vita la stessa strada, coccolato dalla sicurezza della routine. Giulia non era quel tipo di persona. Si sentiva oppressa quando non poteva ascoltare il suo cuore.
Quel vecchio paio di scarponi che erano ai piedi del letto l'avevano accompagnata lungo la strada. Era come se potessero parlare. I lacci logori, la suola consumata, i piccoli buchi sui fianchi. Li teneva sempre vicino, pronti all'uso.
Amava la montagna e amava passeggiare, mettersi alla prova, fare lunghe camminate che agli altri sembravano interminabili. Ma non era una questione di fisico. Cercava di raggiungere se stessa, testare i propri limiti, i propri confini. Adorava conoscersi a fondo, sapere chi fosse, dove stesse andando. L’aria pura, la fatica fisica, il cielo sopra la testa, la facevano sentire leggera ed entusiasta.
Arrivare sul punto più alto e sapere di avercela fatta. Era tutto li. Guardare verso il basso, verso quei pochi amici che la accompagnavano o verso la vallata che giaceva immobile eppur brulicante ai suoi piedi. In quei momenti si sentiva capace di tutto. E tutto aveva voglia di fare.
Purtroppo c'era il lavoro, ogni giorno. Ritmi noiosi e ripetitivi, soffocata in una città tentacolare che non le dava amore, soddisfazione, pace.
Poi arrivò quel giorno, che sembrava scritto sulla pagina del suo destino come impresso sull’albero maestro di un veliero. Era partita da sola per un'escursione mentre gli amici erano indaffarati a preparare pacchetti natalizi.
Ugualmente non si era arresa, aveva preso lo zainetto, i soliti scarponi e una macchina fotografica che aveva acquistato a poco prezzo. Aveva pensato di iniziare un nuovo sentiero, mai percorso prima. Voleva una cima nuova, stavolta. Camminò per tre ore prima di fermarsi la prima volta solo per bere un po‘ d’acqua e mangiare una tavoletta di cioccolato. La neve rallentava il cammino. Aveva pensieri per la testa, sempre i soliti. E si sentiva sola. Ce la mise tutta per arrivare in cima ma si accorse tardi che stava facendo buio. E al buio, in montagna, ci si perde facilmente.
Non aveva il telefono con sé per non disturbare la natura e in ogni caso non voleva chiedere aiuto come una principiante. Doveva cavarsela da sola.
Iniziò la discesa ma dopo un’ora aveva definitivamente perso la strada. Vedeva le luci della valle tremolare sotto di lei. Scese ancora, ma il senso di smarrimento aumentava.
Fu in quel momento che vide una luce non troppo lontana. Una piccola baita di montagna che sembrava a portata di mano. Nel buio riusciva a distinguere il profilo di una casa in legno e muratura e una stalla dietro di essa. Le sembrava di sentire dei muggiti. Decise che doveva provare, per non pentirsene.
Così conobbe Marc. Era nella stalla e stava curando le mucche, le capre e i piccoli conigli. Alto, con una barba castana, una camicia pesante e dei pantaloni logori. Viveva lì da alcuni anni. Gli mostrò gli animali e glieli fece accarezzare. Giulia sentì addosso quel profumo di natura che non avrebbe dimenticato. Marc era taciturno, forse poco abituato a parlare. Ma sapeva farsi capire benissimo. Pensò che sapeva farsi sentire.
Dopo aver finito nella stalla, la accolse in casa e le offrì un decotto caldo di erbe e una parte della sua cena. Lei accettò volentieri, con gli occhi che vagavano fra le scarne pareti di quella baita così calda. Marc si cambiò e l’accompagnò in paese. Gulia non sapeva cosa fare, come ringraziarlo. Se sarebbe bastato un grazie, se sarebbe stato opportuno invitarlo un giorno per una cena in città. Ma sembrava tutto così scontato e così povero in confronto a quello che lui le aveva inconsapevolmente regalato. Cosa puoi dire ad un uomo che sembra intagliato da un tronco d'albero?
Lo abbracciò forte, senza una parola.
La settimana dopo Giulia si ripresentò da Marc, anche se non fu affatto facile ritrovare la baita. Aveva uno zaino più capiente, un maglione pesante, un po’ di cibo per la cena. Arrivò alla casa, andò a salutarlo fugacemente nella stalla e si diresse in cucina. Appese un piccolo quadro in un angolo con il disegno di una mucca stilizzata ed iniziò a preparare la cena. Ce la mise tutta, anzi ci mise tutto quello che sentiva dentro. Solamente dopo un’ora ebbe il tempo per distrarsi un attimo, lasciò i fornelli e andò verso il tavolo per apparecchiare. Lì vide un piccolo vaso, con una stella alpina ed un biglietto. Sopra c'era scritto: “Da sette giorni ti aspettiamo. Prenditi cura di noi” e una M come firma.
Rimase senza fiato per qualche secondo. Poi iniziarono a scendere calde lacrime sul suo viso. Finalmente aveva trovato casa.
Adesso la stella alpina è incorniciata in un quadro. Ogni mattina, quando si alza dal loro letto caldo, Giulia la guarda, ricordando quanta felicità riempie il suo cuore. Va in cucina, prepara la colazione e la porta a Marc, ovunque sia a lavorare. E per un lungo istante si guardano negli occhi.
#ruadellestelle
[...] Su uno stretto sentiero di montagna, trovai un giorno alcune pietre rotonde sistemate una sull’altra. La più grande come base e poi via via le più piccole. Stavo passeggiando per conto mio, con la voglia di riempire i polmoni di aria pura e liberare la mente dai pensieri. Ma non solamente questo. Sentire il ritmo dei passi, vedere la meta che si avvicina, sentire la fame che cresce e il fisico che risponde… sono sensazioni che sa darti solamente la montagna. E non ci sono nuotate, passeggiate in riva al mare che tengano. L’odore della resina, dei muschi, il rumore dei ruscelli che si avvicinano. La possibilità di vedere le cose dall’alto, salutare le persone che si incrociano e parlano lingue differenti, scoprire nuove vie, sentire i muscoli che si indolenziscono. Quelle pietre, le ho guardate per un po’. Ho immaginato che qualcuno le avesse messe lì per segnare il sentiero a chi sarebbe passato dopo. A me, che stavo passando in quel momento. Ma poi la fantasia vola e si immaginano tante cose. Che quelle pietre fossero come le briciole di pollicino per segnare un sentiero ad una persona in particolare e non a chiunque passasse. Che quelle pietre, così pulite, ordinate e lucide servissero a qualcuno e non a tutti. Poi il resto lo trovate leggendo qui. [...]
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