Strano il titolo, eh?! Soprattutto quando la necessità di scrivere un post è scaturita da una concatenata serie di eventi che ti portano a riflettere su certi argomenti.
Non me ne vogliano i più esperti (oggi parliamo di psicologia), ma condividere fa più bene che male.
Non so quanti di voi abbiano recentemente visto le mie InstaFoto, ma se qualcuno le ha viste si sarà certamente reso conto che una bella pila di libri nuovi fiammanti è parcheggiata sul mio comodino da almeno una settimana.
Ho iniziato a smaltire il mucchio iniziando da quello più voluminoso.
"L'Arte di Vivere in Difesa" il primo romanzo di Chad Harbach, scrittore statunitense. Ho cercato questo libro per due anni, poi finalmente sono riuscita a incontrarlo su uno scaffale della Feltrinelli di Firenze, solo, che mi chiamava.
Tranquilli, non starò qui a tediarvi con il contenuto del libro, la recensione, le mie impressioni, i miei sussulti, almeno finchè non saranno finite tutte e 512 le pagine (sono già a 248 praticamente in 4 giorni!).
Insomma, ero lì che leggevo questo volumetto niente male (sto minimizzando!) e mi sono imbattuta in un dialogo improbabile tra due dei personaggi.
'Come si chiama' gli chiese 'quella cosa per cui uno pensa che qualcun altro abbia i suoi stessi problemi?'Ora, non prendetemi per pazza, probabilmente sembra la conversazione più banale e insignificante della storia della letteratura, ma leggendo le pagine che lo precedono non ti sembra altro che una tappa essenziale e logica a quello che sta accadendo tra le righe, e nello stesso modo essenziale e logico ti porta inevitabilmente a chiederti quanto tu, persona che stai lì a dare un tono alle voci dei personaggi, che scorri pagine a colazione, in treno, prima di dormire, possa essere, in una qualsiasi misura, affetta da questa Cosa.
'Proierzione' rispose Affenlight.
'Giusto, proiezione. Lei ha mai questo problema?'
'Mi sta chiedendo se mi capita mai di proiettare i miei problemi sugli altri?'
'Sì'
Affenlight sorrise. 'Perchè, a te capita?'
'Gliel'ho chiesto prima io.'
'Giusto. Non capita forse a tutti?'
Ci ho rimuginato su un bel po', ho cercato di documentarmi meglio, capire il significato e dopo innumerevoli post, articoli, definizioni, mi sono auto-diagnosticata una, seppur lieve, tendenza alla proiezione. Ci tengo a specificare il lieve, insomma, non sono un caso borderline tra Freud e Jung, ma nella sua forma più moderata e non troppo disfattista.
Insomma, mi sono riscoperta come una che tende a proiettare sugli altri i miei problemi, i miei stati d'animo, gli atteggiamenti che proprio non sopporto avere.
Tutte quelle incongruenze che percepisco più o meno consciamente in me tendo a riversarle sugli altri.
Tecnicamente, dal mio punto di vista, non è una cosa tragica, piuttosto assume l'aspetto di una tragicommedia con ambientazione post-apocalittica e scenografia minimalista, e spesso mi induce ad analizzare con più lucidità certe problematiche, cercando soluzioni che non accetterai mai di dare a me stessa.
Ma, aihmè, le mie Proiezioni non sono sempre così positive o produttive, soprattutto quando il mio stato d'animo o quel mio atteggiamento disfattista gridano vendetta a gran voce. Allora tendo a vedere tutto nero. Sono tutti disfattisti, sono tutti in guerra con il mondo, tendono a raggirare le situazioni, ad evitare soluzioni semplici o giuste. E' difficile ammetterlo, ma se guardo tutto questo sotto il principio della Proiezione, mi viene il dubbio di essere davvero pessima in certe giornate. E ovviamente è sempre quando meno sei nella piena forma che non ti accorgi di proiettare sugli altri quello che in realtà è tuo.
Senza dubbio tutta questa riflessione strampalata mi spinge a chiedermi se a volte non sia io a non vedere tutto per quello che è, ma soprattutto mi porta a chiedermi quanto questo atteggiamento (spero possa definirsi così) possa essere percepito dagli altri e quanto li porti ad essere influenzati dal mio modo di fare.
Chissà...
Proposte? Consigli? Altre riflessioni strampalate?
E vi chiedo scusa per questo sproloquio nonsense a cui vi ho duramente sottoposti, se siete arrivati fin qui siete coraggiosi e ottimisti.
Smetto di tediarvi o di proiettare su di voi il mio tedio, e prometto un prossimo post più allegro, la seconda parte su londra.
Per chi avesse perso la prima puntata può trovarla qui!
A presto, la vostra proiettatrice di tedio! S.
Riflessione strampalata? non credo, è verità.
RispondiEliminaLe persone con cui ci confrontiamo sono il nostro specchio.
Rimuginaci sopra ancora un bel po. Se allo specchio vedi qualcosa che non ti piace smetti di cercare di cambiare lo specchio, piuttosto cerca di cambiare te stessa. It's really easy